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Maria Stuarda, Carlo Felice Genova. 2017

Buona la direzione del giovane maestro ucraino Andriy Yurkevych, che pare avere trovato il punto giusto nell’interpretazione di questo Donizetti. I suoni precisi, puliti e mai sovrastanti evidenziano i caratteri melodici del belcanto, senza rallentare troppo nei passaggi patetici, ma lasciando spazio ai fraseggi e ai colori, in un evidente dialogo continuo col palcoscenico. 

Mattia Bozzo - Artslife

Orchestrazione del giovane maestro ucraino Andriy Yurkevych, grazie al quale il suono arriva preciso e deciso e il rapporto con interpreti e coro fluisce via al meglio. Se qualche volta, nella prima parte, la sintonia è mancata, non è stata colpa del direttore.
 

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L’esecuzione ha decisamente una marcia in più, a iniziare dalla prestazione dell’orchestra e dalla calibratissima direzione di Andriy Yurkevych: attenta al rapporto con il palcoscenico, ritmicamente precisa, serrata, senza alcuna ombra di compiacimento, ma allo stesso tempo rivolta alle esigenze del canto e delle voci, ben sostenute e mai coperte. Si coglie, nella conduzione di Yurkevich, la consapevolezza che, in questo repertorio e in quest’opera particolarmente, il canto e la vocalità hanno un ruolo determinante. Questo non significa che il maestro ucraino si limiti a un mero accompagnamento dei cantanti, tutt’altro: c’è sempre una particolare attenzione al colore, alle atmosfere, alla timbrica che un’opera del romanticismo richiede.

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Soprattutto, va aggiunto, e pure alla non meno che esaltante compagine musicale. Iniziando dalla bacchetta, in vero eccezionale, di Andriy Yurkevych. Ho la inveterata abitudine, specialmente al Carlo Felice, di non sedermi mai nel posto assegnatomi dal per altro efficentissimo e gentilissimo ufficio stampa nella persona squisita di Marina Chiappa. Per motivi intuibilmente impiccioneschi appena posso mi sposto nella prima fila, anche per poter gustare da vicino la mimica degli artisti. In questo caso ero proprio seduto dietro al direttore e ne ho potuto apprezzare il gesto. Sono rimasto incantato da come seguiva, per fare un esempio, le evoluzioni in pianissimo delle protagonista, quasi a cantare fosse lui. Ma poi tutto funzionava, sia negli “assieme” che nel mantenere alto il senso del teatro ed il ritmo.

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Il maestro Andriy Yurkevych ha diretto facendosi notare pochissimo, ma stabilendo equilibrio massimo fra buca e palcoscenico e traendo ottimi effetti dai numerosi passi concertati, evidenziando quelle eco rossiniane che ancora si odono nella partitura di “Stuarda”.

Fulvio Venturi - Toscana Eventi & News 

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